Spezzare le “Catene” del videomaking con i Ground’s Oranges

Intermedialità. Un concetto che ben esemplifica il dialogo tra media diversi (che abbiamo già trattato nel nostro articolo su Agnès Varda, a cavallo tra cinema e fotografia).

Un’intersezione che non si ferma a singole opere d’arte ma che trova la sua piena espressione in veri e propri universi che, alle volte, sembrano correre a velocità parecchio diverse.

Nel caso specifico parliamo di come la concettualità di certa fotografia, di certe immagini “immobili”, trova un suo corrispettivo in un’arte dinamica e veloce come quella del videoclip e del video-making.

Ed è proprio questo il fulcro dell’incontro avvenuto martedì 16 aprile per la serie degli Imago Talk con il collettivo artistico catanese Ground’s Oranges.

Ground’s Oranges: potere all’immaginazione visiva

Artisti poliedrici, originali ed innovativi, questi “videografi” rispondono al nome di Salvo “Zavvo” Nicolosi, Jacopo Saccà, Marco Riscica, Dimitri Di Noto e Riccardo Nicolosi.

Lo scopo di questo progetto è dare adito alla propria libertà espressiva grazie a un’azzeccata concatenazione di immagini e concetti sdoganati dalla mera convenzionalità.

E soprattutto senza mai scadere nel banale o nello scontato: una ricerca artistica che non si prende mai troppo sul serio ma che punta a rivelare, attraverso il fluire di questo vortice di immagini in movimento, lo spirito più autentico di ciascuno dei membri di questa squadra.

I Ground’s Oranges trasudano di questa follia semiseria in tutti i video da loro creati, di cui citiamo solo qualche esempio, tra quelli visti durante la bella e piacevole serata.

Come sdoganare un funerale

Si pensi alla genialata del Pre-funerale di Luigi Virgillito”(2013): vale a dire un condensato di parodia e di sberleffo a una certa cultura popolare legata ai cosidetti “pre-matrimoni”, “pre-battesimi”, ma soprattutto ai tanto ostracizzati “pre-diciottesimi”.  

In un’overdose di colore che si pone in aperta antitesi con l’atmosfera “funebre” tradizionale siciliana, questa breve ma piccola perla quasi nonsense, con ammiccamenti ad una mimica vicina al cinema di Ciprì e Maresco, spazza via decenni di tabù su argomenti quasi intoccabili per la “sicilianità” come la morte e il funerale.

Questo è solo un sintomo della originalità e della ricercatezza delle loro creazioni.

Indie(gesto)

I Ground’s Oranges sono anche riusciti nel loro intento di dissacrare un certo ambito “indie” tanto acclamato dalle folle di pseudo-intellettuali in cerca di idoli vuoti a cui (fintamente) ispirarsi.

Basterebbe guardare il loro videoclip originale dal titolo Stuff Pick” (2014), in cui prendono in giro certo atteggiarsi ad hipster e radical chic da tastiera, dove le citazioni a registi e artisti celebri per pura moda e senza alcun filo logico la fanno da padrona (basti citare a titolo esemplificativo David Lynch e Wes Anderson).

O forse uno dei parti più fenomenali degli ultimi anni, vale a dire la creazione dal nulla di un artista indie che è bello ed emblematico proprio perché in realtà non esiste: il beniamino delle folle Cambogia.

Per loro stessa dichiarazione: metti giù un tizio un po’ belloccio, un testo che è di una banalità sconcertante e una melodia orecchiabile. E il gioco è fatto.

Ed il videoclip de Il mare non è niente di speciale” (2017) è la sintesi di questo progetto creativo che per un anno è stato davvero preso sul serio e considerato un artista rivoluzionario da critici musicali e ascoltatori.

Queste creazioni ben esemplificano la voglia di buttare giù i pilastri del “partito preso”. Perché l’arte è bella anche senza per forza ambire a un aulico che in realtà non è altro che qualcosa di poco sincero. Di “artefatto” e non “fatto di arte”, per l’appunto.

La musica e il potere delle immagini

Nell’ambito della loro libertà espressiva, tuttavia, i Ground’s Oranges non disdegnano di sviluppare progetti per artisti anche appartenenti allo scenario Indie.

Il compromesso “storico” del collettivo è comunque quello di non barattare mai la propria autonomia artistica in nome della “commissione”.

E questa voglia di anteporre la propria indole viene fuori in tutte le loro collaborazioni artistiche con artisti di caratura nazionale come Baustelle, Zen Circus, Maldestro, Colapesce, Gazzelle e altri ancora.

Le produzioni visive, poi sono delle vere chicche: dalle atmosfere volutamente “britpop” di Meglio Così di Gazzelle (2017); passando dall’incarnazione più pura della sicilianità totale di Spine di Maldestro (2018); per arrivare allo sfondamento dei tabù dell’omosessualità dell’Italia benpensante in L’Altra Guancia (2015) e dell’Islam in Maometto a Milano (2017), entrambi videoclip girati per brani di Colapesce.

E menzione a parte meritano due videoclip in particolare.

Il primo, interpretato da un ispiratissimo Corrado Fortuna, è il pastiche pseudo-satanista del video per GIORNI BUONI di Dimartino (2019) dove atmosfere simboliche ed evocative fanno da sfondo a una carnale e lancinante storia passionale.

Un incalzare di inquadrature e di immagini che ben rimembrano certo cinema di Alejandro Jodorowski (e sono i ragazzi stessi a dichiarare la propria ispirazione per alcuni loro video a pellicole come El Topo).

Ed infine a uno dei punti più alti (perlomeno a parere di chi scrive).

Vale a dire al videoclip di Catene (2018) degli Zen Circus. Uno storytelling visivo che ben si adatta e amalgama alla penna nichilista e corrosiva del front-man della band Andrea Appino.

Girato anche, tra le altre location, in una villa Bellini a Catania stupendamente vuota, il video è la fusione di passato, presente e futuro a uno schiocco di dita dalla morte.

In una serie di immagini che si susseguono scocca la fugacità dell’esistenza: tra finzione e reale, tra palcoscenico e vita vissuta, tra demoni interiori e disillusioni esteriori.

E sebbene i ragazzi del collettivo stesso respingano un approccio toccante a questo video si può anche ammettere, senza sfociare nel mero sentimentalismo, che qualche corda importante dell’anima sia stata toccata.

Arte come divertimento

Le creazioni di questo collettivo “anarchico” e “illuminato” sono dunque autentiche, evocative e irriverenti.

E tutto questo, per loro stessa dichiarazione, non lo fanno per adeguarsi al mercato, per fare soldi o per sbarcare il lunario.

Questi giovani ragazzi sono infatti “costretti” a fare altri lavori per “sostentarsi”.

Ciò nonostante, il messaggio più lampante che possiamo desumere da questo incontro è che l’arte, se autentica, non deve scendere a patti con “mammona”.

Altrimenti basterebbe produrre dei videoclip spazzatura per il pop, il neomelodico o la trap.

Una filosofia che ci piacerebbe riassumere in: “Non al denaro, non all’amore, né al cielo”. Ma solo perché ci si diverte.

Simone Bellitto

S. AGATA, “THE MAKING OF”


S. Agata, dal 3 al 5 Febbraio a Catania. La prima festa religiosa in Italia, la terza nel mondo.

Tre intensi giorni di tradizione religiosa vissuti ormai da quasi un milione di persone ogni anno, fedeli ma anche moltissimi turisti provenienti da tutto il mondo.

Di questo spettacolo di fede e folklore sono certamente noti i momenti più salienti e gli aspetti maggiormente raccontati negli anni da immagini e parole.

“N.O.P.A.Q.U.I.E.”
Daniele Musso – conosciuto ed emozionante docufilm girato tra il 2 ed il 6 Febbraio 2011.

Ma Catania, a partire dalla fine di Gennaio, vive anche interessanti e poco conosciuti momenti di lavoro, preparandosi per il suo giorno più importante dell’anno.

Attraverso gli occhi ed il lavoro del nostro Daniele Musso vi presentiamo un progetto realizzato nel 2011 ma mai mostrato sul web.

“The Making Of S.Agata Fest”

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